Mi racconto

Quando ripenso alla ragazza di 15 anni che, piena di timori e supportata da pochi, si è presentata alla selezione per accedere al corso di canto moderno delle Scuole Civiche di Milano sento un misto di ammirazione e tenerezza: per quella giovane donna è stata una piccola rivoluzione, una piccola grande impresa perché alla fine l’arte è un passatempo, ma non è un qualcosa su cui costruire un futuro stabile; non si può vivere di musica, le è stato insegnato. Eppure, lei ha sentito di essere veramente se stessa difronte a quel microfono e ha ritrovato quella sensazione di dolce libertà ogni volta che è salita sul palco.
È così che inizia il dualismo della mia vita: la parte pragmatica, solida e realista che pensa ad un lavoro “vero”, e la parte sognatrice, ambiziosa e artistica convivono ormai da più di vent’anni; so qual è la parte che preferisco, ma questa coesistenza sicuramente ha creato la persona che sono oggi e per questo ringrazio il coraggio di quella ragazza che ha dato il via al progetto più importante della mia vita.
Vivere di musica rimane la mia grande ambizione e penso di aver trovato il mio posto nell’insegnamento in cui posso esprimere le mie due anime. 
Amo la voce e tutto ciò che essa rappresenta dell’altro e per l’altro e il fatto che ogni volta sia una scoperta diversa e spesso sorprendente. So bene cosa rappresenti per me, ma non sono mai sazia di imparare e lo scambio che avviene in aula è un qualcosa di unico e prezioso. Insegno ma, soprattutto, ogni volta imparo qualcosa ed è ciò che amo di più.

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